Friday, July 13, 2012

Estratto da "Asfalto"

Mi siedo appoggiato alla parete e aspetto, con la mia arma nascosta dietro alla schiena.
Lo schiocco della serratura mi fa sobbalzare, il cuore che pompa sangue come fosse impazzito. Stringo più forte il manico della falce con le mani che mi sudano, e guardo verso la porta.
Si apre. Sento il rumore del bastone sul pavimento, poi vedo l'uomo con i capelli rossi. Richiude la porta di metallo alle sue spalle e mi guarda, gli occhi infossati nel volto bianco. Indossa dei guanti di pelle nera, e mi accorgo con sollievo che non ha la pistola. Cammina nella stanza zoppicando, poi si ferma davanti a me e solleva il bastone, impugnandolo dal fondo. Vuole colpirmi con la parte di metallo, l’impugnatura dorata che luccica alta sopra la sua testa.
Quando sferra il colpo, mi sposto di lato e lo schivo. L'uomo sgrana gli occhi, incredulo. Senza dargli il tempo di capire, mi alzo e miro con la falce alla base del suo collo. La lama sibila nell'aria, lo colpisco una volta poi un'altra ancora. Il sangue schizza sulle pareti e addosso a me, anche sulla mia faccia, ma non mi fermo. Lui grida, prova a proteggersi con le mani ma continuo, colpendolo sulle braccia, recidendogli un dito. Cade a terra, rantola e vomita sangue. Prova ad allontanarsi strisciando sul pavimento, e allora lo prendo a calci, nello stomaco e sul volto, esplodendo tutta la rabbia che ho dentro.
Mi fermo soltanto quando smette di respirare. C'è sangue dappertutto, ho il fiatone, e mi tremano le mani. Lascio cadere la falce a terra e vado verso la porta. La apro ed esco dalla stanza.
Ad attendermi c'è un corridoio buio.

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