Friday, December 20, 2013

Il Protocollo GRB

Da alcuni giorni sul kindle store è disponibile "Il Protocollo GRB", il nuovo romanzo di Riccardo Pietrani, autore del successo "Il segreto dell'ultimo giorno".

A Riccardo ho chiesto cosa lo avesse ispirato nella scrittura de "Il Protocollo GRB". Mi ha risposto così: 
Mi ha colpito molto una frase che ho trovato durante una ricerca sul numero aureo, o numero Divino, un'estrapolazione dell'esegesi ebraica riguardo al peccato dell'uomo al tempo della Torre di Babele nel quale si diceva che l'uomo aveva "utilizzato i Nomi di Dio per prendere il controllo di alcuni angeli e farsi aiutare con la costruzione della Torre".
Da lì uno studio sull'angelologia ebraica e tutte le teorie che ne sono scaturite nella mia mente riguardo angeli, nefilim e quant'altro.

Il Protocollo GRB


Sinossi:
Etiopia, Maggio 1939 Una spedizione delle SS all’interno della foresta pluviale, comandata da un ufficiale di origini ebraiche, si imbatte in un antico tempio considerato inviolabile dagli autoctoni. Al suo interno, viene riportata alla luce una reliquia che si credeva perduta dalla notte dei tempi: L’Arca dell’Alleanza.

Città del Vaticano, settembre 2015 Un prete di origini messicane, Fernando Corales, con un passato oscuro alle spalle, viene incaricato dal papa di partecipare, in qualità di consulente, a una task force con il compito di studiare alcuni fatti misteriosi che si stanno susseguendo in varie parti del mondo.

USA, settembre 2015 L’indagine di due agenti federali, Jacob Strailer e David O’Brien, sulla morte dell’ambasciatore statunitense in Pakistan, si scontrerà con un gruppo terroristico di matrice ebraica e con la loro terribile arma proveniente da un’era dimenticata: un Angelo.

Nota dell’autore:
Nell’aprile del 1947, nelle rovine chiamate Khirbet Qumran, sulla sponda occidentale del Mar Morto, un pastore beduino di nome Muhammad Ahmad Al-Hamid, nel tentativo di recuperare una capra allontanatasi dal suo gregge, scoprì per caso una grotta contenente delle misteriose giare di terracotta. Tornato il giorno dopo con degli amici, si accorse che all’interno delle giare vi erano conservati degli antichi rotoli di lino, vergati in diverse lingue. Ebbe inizio, con quel ritrovamento, la storia dei Rotoli del Mar Morto.
Nel corso dei decenni successivi, la zona è stata esplorata in lungo e in largo. Molte altre grotte sono state ispezionate, portando alla luce in totale circa 900 manoscritti, incisi su pergamena, papiro o rame. Perlopiù, i rotoli riportano dei passi della Bibbia riconducibili all’antica setta ebraica degli Esseni, insediata in quelle zone fino al 70 a.C., oltre a vari testi apocrifi e di alto valore dottrinale. Molte sono le dispute che hanno accompagnato, e che accompagnano tutt’ora, la traduzione e la pubblicazione di queste opere, sia per via del materiale degradabile, sia per il contenuto estremamente delicato dal punto di vista storico e religioso.
C’è però, in mezzo a questi manoscritti, un caso singolare. Verso la fine degli anni sessanta venne scoperta, dalla sponda opposta a tutti i ritrovamenti consueti, una pergamena denominata poi Rotolo dell’Angelo. Fu venduta in segreto ad un monaco benedettino, Matheus Gunther, e venne conservata per trent’anni nel suo monastero, dove assieme ai suoi confratelli, sotto giuramento di silenzio, ha proceduto a restaurarla e tradurla. Prima di morire, nel 1996, Matheus decise di rivelare il suo segreto a Steve Daniels, un amico israeliano, storico e linguista, con l’obiettivo di renderlo pubblico. Daniels e alcuni suoi collaboratori ricevettero il manoscritto. In esso si narrava di un uomo, Jeshua Ben Padiah, che avrebbe ricevuto in tempi antichissimi la visita di un angelo chiamato Pnimea. Assieme a quest’entità, attraversò una sorta di palazzo detto helkan e partì per un misterioso viaggio nelle diciotto regioni celesti, prima di tornare nel nostro mondo.
Le ultime notizie del Rotolo dell’Angelo e degli studi su di esso risalgono al 1999-2000. Da allora, nessuna informazione è più stata divulgata. Non si trova materiale né in rete né sulle pubblicazioni ufficiali, e uno strano alone di silenzio sembra essere calato sull’intera vicenda.

Prologo:
Regione del Kafa, Etiopia
6 maggio 1939

«Agh!»
«Che succede, signore?»
«Succede che gli insetti di questa lurida foresta mi stanno divorando!» sbraitò il capitano delle SS Zecharia Wolfenstein, mentre si grattava furiosamente il collo «questa zanzara era grossa come un’aquila!»
«In effetti, è un vero schifo. Questi sciami non ci lasciano un istante. Ancora non capisco cosa ci facciamo qua…» sottolineò il sergente Kriegaart in tono un po’ malizioso.
Il capitano lo fulminò con lo sguardo. «Siamo l’elite dei soldati del Reich! Obbediamo agli ordini del nostro Furher! Ecco cosa ci facciamo qua! Qualcosa in contrario?»
«Nossignore!» rispose impettito, anche se non troppo convinto.
«Benissimo. E voialtri, muoversi! In marcia!» La spedizione procedeva con fatica all’interno della foresta pluviale. Non era senz’altro un viaggio piacevole: l’aria umida e afosa, unita alle punture dei tafani e delle mosche cavalline che infestavano quei luoghi, stava mettendo a dura prova le capacità di resistenza dei soldati tedeschi, abituati a ben altre condizioni climatiche. Un gruppo di neri locali, ridotti in condizione di semi-schiavitù, accompagnava la truppa all’interno della selvaggia vegetazione, fungendo principalmente da portantini per l’attrezzatura e da apripista piuttosto che da guida, dato che nessuno di loro si era mai addentrato così in profondità. Minacciati dai fucili dei soldati, si facevano strada a fatica coi machete, tagliando l’intricata trama di liane e arbusti che rendeva quella parte di foresta quasi del tutto impenetrabile.
Lo scopo della missione era quello di individuare una vecchia miniera vicino al confine. Intorno ad essa si sarebbe costruito un avamposto, in modo da stanziare un contingente in futuro affiancato a quello degli italiani.
Un punto strategico per la guerra di conquista del Furher che avrebbe coinvolto anche l’Africa.
O perlomeno, questo era quanto stato detto ai soldati.

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Monday, November 25, 2013

Kage Queen - Ombre dal passato

Proseguono le avventure di Kage Queen, uno dei personaggi più carismatici che siano mai stati creati dalla penna di un autore self. L'autore è Simone Lari, e ci svela in anteprima alcune informazioni sul suo nuovo romanzo.
Ombre dal passato
Il sequel di Kage si intitolerà "Ombre dal Passato", verrà pubblicato verso la fine di novembre.
Molti misteri saranno svelati, ma altrettanti se ne apriranno. Consoceremo finalmente i membri del Consiglio, e il suo misterioso Presidente. Inoltre, alcuni personaggi che hanno fatto parte della vita di Kage e di July torneranno a cercare di imporre la loro presenza.
Vedremo in che modo, e se ci riusciranno...


Dove nasce l'idea?
Avevo in mente da qualche tempo di scrivere un thriller/paranormal. Il personaggio lo avevo già in mente, mancava qualcosa però e l'idea di quel "qualcosa in più" me l'hanno data le mie gatte una delle tante volte in cui le ho sorprese a puntare fisso, con estrema attenzione, un punto della stanza, in penombra, dove non c'era assolutamente nulla che potesse catturare in tal modo la loro attenzione... Almeno nulla che io riuscissi a vedere...

Kage Queen - L'eredità

Sinossi
L'eredità

Avete presente quando una gatta fissa insistentemente un punto nel vuoto? Se vedesse qualcosa che l’occhio umano non può scorgere, qualcosa che non è ancora accaduto… e se voi poteste vedere ciò che vede lei? Cosa fareste sapendo che il vostro ricco padre, un essere spregevole, arrogante e dispotico, che non incontrate da dieci anni, morirà di sicuro tra pochi giorni, nominandovi eredi universali?

Tuesday, October 08, 2013

Oltre il Sigillo

Dopo il successo ottenuto con "Freccia di Luce", Francesco Coratti presegue il suo viaggio portandoci  "Oltre il Sigillo". È questo il titolo del nuovo libro dell'autore che ha saputo appassionare migliaia di lettori con la sua opera d'esordio. Un'esordio, ricordiamolo, da autore autoprodotto.

Oltre il Sigillo                      Acquista il libro su Amazon

Oltre il Sigillo
Il tempo è un fiume che scorre lento, trascinando con sé tutte le storie che incontra. Ma qualcuno forse ha trovato un modo per confonderlo, per soggiogarlo.
Il mistero della Freccia di Luce non è ancora stato risolto. Esiste davvero un prototipo? Ed è lì che il destino ha celato la fine di un’epoca? Roger, in cerca di risposte, si calerà negli abissi oceanici, ma Paolo e Julie non saranno con lui, perché c’è ancora un segreto da svelare. Un sigillo, impresso nel loro passato, potrebbe difendere la Chiesa da un oscuro nemico.
Nel cuore dell’Africa si apre il sipario di un’avventura che condurrà i protagonisti in un viaggio tortuoso, dove ogni scelta sembra essere già scritta. Un nemico astuto, che non lascia tracce di sé, vuole impadronirsi del progetto di Majorana, perché chi controlla il tempo controlla anche le anime e il loro destino.
INIZIO
Valle dell’Omo, Etiopia, 19 dicembre 2012
Nel caldo torrido di quel luogo, tanto lontano dalle consuetudini, quanto vivo e pulsante, due lente figure, chine sotto il peso delle taniche d’acqua, risalivano in silenzio la parete scoscesa. Il fiume, linfa vitale e pomo della discordia di tutte le popolazioni locali, scorreva a ponente, quasi a ridosso dei campi di sorgo. Quella era l’unica coltivazione che il piccolo villaggio, arroccato come un gufo sulla sommità di un’impervia collinetta, riusciva a sostenere. Le donne, costantemente assorbite dal fardello della sete, passavano gran parte delle loro giornate ad approvvigionare acqua. Gli uomini, troppo impegnati a difendere il territorio e a vendicare i caduti, non badavano troppo alla presenza dei medici, tranne quando ne avevano bisogno.
CITAZIONE
In fondo, un uomo invecchia solo quando smette di aver fiducia negli altri.
IL LIBRO
406 pagine, suddivise in 30 capitoli.
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Ma per chi non avesse ancora letto il primo libro di Francesco, facciamo un passo indietro.

Freccia di Luce                      Acquista il libro su Amazon

Freccia di Luce
Una misteriosa organizzazione si muove furtiva tra i ghiacci della Siberia. La squadra sta per mettere a segno l’ennesimo colpo e il bottino è un prezioso microchip. Rivenduto al mercato nero, il chip servirà per finanziare una missione umanitaria in Amazzonia.

Gli eroi di questa storia, animati da ideali comuni e voglia di libertà, tenteranno di raggiungere il loro obiettivo ma, per una strana coincidenza, oltre al chip anche un fascicolo segreto finirà nelle loro mani. Il documento, appartenuto alle SS, porta la firma di Adolf Hitler. Scopriranno che, prima di morire, il dittatore ordinò ai suoi uomini di cancellare ogni traccia della Freccia di Luce.

Tra mistero e inganni, i protagonisti andranno incontro al loro destino, conosceranno l’amore e si batteranno per giungere alla verità.

INIZIO 
Jakuzia, Siberia orientale, Russia 
La luce del sole era poco più di un bagliore e nel tetro paesaggio siberiano, la tundra, assopita nel manto di neve, riposava silenziosa. La lunga notte artica si stava annunciando e il freddo, prima di passare per le ossa, entrava direttamente dal cuore. Anche il tempo, stretto nella morsa del gelo, riusciva a stento nel suo lento incedere. Tutto intorno era quiete. Solo una gru delle nevi, planando sul bosco di abeti, allietava l’attesa col suo dolce richiamo.
CITAZIONE
“Il mondo gira, questo è vero, ma la felicità è spesso ferma, nascosta dietro le piccole cose.”
IL LIBRO 
462 pagine, suddivise in 30 capitoli.
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Thursday, September 26, 2013

Il Cappotto della Macellaia

Oggi voglio presentare il libro "Il Cappotto della Macellaia" di Lilia Carlota Lorenzo.

Sinossi: Cosa ha visto il bambino della sarta nella cucina dell'impudica Solimana, che quando la trova scappa terrorizzato? Perché lei attira gli uomini del paese a casa sua e spaventa sua sorella ritardata con la madre morta?
Accidia, superbia, gola, invidia, lussuria… cinque dei sette peccati capitali.
Sei comandamenti infranti… troppo per un paese di otto isolati e 207 abitanti.
Il Cappotto della Macellaia

Presentazione dei personaggi

Solimana e Marcantonia (una bellissima, l'altra sgraziata e con la mentalità di una bambina)
Quando alle sette del mattino il signor Andreani stava portando la colazione a sua moglie, si era svegliata la signorina Solimana, di anni quarantacinque – ne dimostrava dieci di meno – bellezza fuori del comune, peso, altezza e misure giuste.
“Dai Marcantonia, svegliati che è ora” disse alla sorella, che dormiva in un letto singolo accanto al suo bel lettone matrimoniale.
“Ho sonno... ”.
“Dai. Alzati!”.
“Fa freddo... ”.
“Se non facesse freddo non ti sveglierei per accendere la cucina. Dai, muoviti!”.
Le sorelle Paganini, i cui nomi bizzarri erano frutto dell’amore smodato per la storia antica che aveva avuto in vita il defunto signor Paganini, gestivano la merceria del paese. Solo articoli di ottima qualità. Be’, del negozio se ne occupava soltanto Solimana. Marca Antonia, detta Marcantonia per facilitare la pronuncia, faceva quel che poteva in casa. Marcantonia, di anni trentotto, zitella come sua sorella, corpo informe, sguardo bovino e capelli radi, si alzò controvoglia e rimase seduta sulla sponda del letto.
“Ti vuoi muovere! Sì o no?!”.
Marcantonia si mise la ciabatta destra nel piede sinistro, la ciabatta sinistra nel piede destro. Si alzò e cadde per terra.
“Maledizione! Non è vita questa” si lamentò Solimana. Marcantonia era la sua croce. Portarsi dietro una minorata non era facile. Lasciò contrariata le lenzuola calde, aiutò sua sorella ad alzarsi e tornò a letto. “Accendi la cucina e metti l’acqua a scaldare che devo farmi il bagno”. S’infilò di nuovo fra le lenzuola, prese il Para Ti che era sul comodino. Iniziò a sfogliarlo. Aveva visto un modellino che le piaceva. Voleva mostrarlo alla sarta. Era una ladra, ma l’unica decente. Con quello scansafatiche di marito per forza doveva aumentare i prezzi. Le venne in mente quello stupido bambino che aveva per figlio. Quando lo trovava per strada, scappava terrorizzato. Da quando era capitato quello, non veniva più nel negozio. Su quel fronte poteva stare tranquilla. Sì, spaventarlo ogni tanto non era mai di troppo.

La signora Fernández (donna insignificante e insoddisfatta della sua vita)
La signora Fernández – nata Tomasetto – di anni quarantatré, altezza un metro e cinquantotto, piuttosto insignificante e insoddisfatta della sua vita, si era alzata come tutte le mattine, alle sei meno un quarto. Era ancora buio. Soffiava un vento gelido che tagliava la faccia. Nella ciotola del cane, l’acqua aveva formato una sottile lastra di ghiaccio. Oggi doveva sbrigarsi. Dopo pranzo sarebbe venuta la macellaia – era la maestra, ma in paese tutti la chiamavano la macellaia – con quel cesso di sua figlia a provarsi il cappotto. Era la terza prova. A quella non andava mai bene niente. E le cose non andavano bene perché fra una prova e l’altra, quel bidone di sua figlia continuava a ingrassare. Così, monta smonta, quel maledetto cappotto non sarebbe mai finito. Quella credeva di essere chissà chi perché era la direttrice della scuola. Direttrice, segretaria e maestra. Per forza, era l’unica. Chi veniva in un posto simile? Per carità, lei sarebbe morta se avesse dovuto lasciarlo, ma alla gente di fuori non la porti manco a rimorchio... La vita non era giusta. Non era giusto che quella serpe avesse un marito coi fiocchi: bello, bravo, di compagnia e chissà che uomo a letto. In più lavoratore, non come quel buono a nulla che si era trovata lei per marito vabbè lasciamo stare
La macellaia voleva assottigliare la figura di sua figlia che la metta per terra e le faccia passare un panzer sopra così la assottiglia per sempre, con quelle due tette da mucca in allattamento cosa vuole assottigliare?

Pagnottina (la figlia ingorda della macellaia)
La signora Andreani diede un profondo sospiro, poi guardò sua figlia, chiamata affettuosamente Pagnottina dal padre, di anni diciannove, chili ottanta – ma potevano aumentare – altezza un metro sessantaquattro e sei brufoli sulla faccia, due dei quali appena spuntati. Stravaccata sul sofà, Pagnottina stava mangiando un pezzo di torta ricolma di panna. Era stato suo marito a comprare la torta, come se quella ne avesse bisogno. L’aveva nascosta in fondo alla ghiacciaia, ma ormai non c’era posto dove sua figlia non arrivasse. “Mangia mangia così il marito te lo trovi su Marte”.
“Se voglio il marito, ce l’ho già”.
Il signor Andreani rimase con il piatto a mezz’aria: “E chi sarebbe questo futuro marito?” le chiese pensando subito al garzone.
“Segreto”.
“Cara, glielo puoi chiedere tu, visto che in questa casa ormai non conto più niente?”.
“Ma cosa vuoi che abbia! In ogni caso chiunque fosse andrebbe bene”.

La vedova Manchú (bizzarra telefonista che non si fa vedere da nessuno)
Tornando indietro con l’orologio di qualche ora, per la precisione quando la signorina Solimana si era svegliata e il signor Andreani portava la colazione a sua moglie, la vedova Manchú, di anni cinquantaquattro, chili quarantotto, e felicemente impiegata nell’azienda telefonica, si apprestava a fare colazione indossando la sua vestaglia blu elettrico che adorava.
…La vedova Manchú era sana come un pesce, aveva un appetito invidiabile, mangiava come una lima nuova, non era mai andata dal medico né pensava di andarci. Ringraziava Dio – non poteva soffrire la Madonna – per averle concesso una vita così bella. Solo gli chiedeva di fargliela durare più a lungo possibile. Della sua vita non avrebbe cambiato niente, voleva solo continuare a lavorare senza muoversi da casa. Tutto il giorno in vestaglia senza farsi vedere da nessuno. Della gente le interessava solo ascoltare le loro conversazioni.

Pepincito (il bambino svarinto della sarta, che ha paura della bella Solimana)
Quattro del pomeriggio.
Pepincito, di anni quasi undici, piccolo e di sguardo smarrito, come tutti i pomeriggi a quell’ora, stava andando dalla vedova Manchú a farle la spesa.
il papà non ha voluto portarmi a caccia è cattivo tutti sono cattivi meno la vedova Manchú anche la mamma è cattiva mi tratta come se fossi ancora un bambino piccolo non sono più un bambino piccolo fra due mesi ne faccio undici d’anni tre meno di Reinoso che è più alto del babbo e mette paura persino alla maestra la maestra un’altra che non mi vuole bene dice che sono troppo piccolo per la mia età e non si riferisce solo al corpo pensa che sia un po’ scemo me ne rendo conto eccome un po’ ha ragione a lamentarsi perché la scuola mi fa schifo schifo da vomitare solo a vedere la lavagna e i quaderni mi piacciono solo per disegnare fare disegni come quelli dei fumetti mi piace da morire e poi colorare i disegni però la mamma dice che i quaderni non si devono sprecare per disegnare che sono per scrivere e fare i conti il babbo le dà ragione dice che disegnare non serve a niente tutto deve servire a qualcosa se non serve non si deve fare.

Il libro "Il Cappotto della Macellaia" è in vendita su Amazon.

Wednesday, July 24, 2013

Piede di porco

Il mio nuovo racconto "Piede di porco" è su The Incipit.
Puoi leggerlo gratis e scegliere come si evolverà la storia!
Leggi il racconto gratis

Saturday, February 09, 2013

Nuova copertina per "Le Precari Olimpiadi". E nuova offerta Kindle Vai alla pagina del libro su Amazon

Sinossi
Anche per la "Bartocci e figli", nota fabbrica di abiti talari, tuniche per frati e monache di clausura, è arrivata la crisi economica. Tra dirigenti e lavoratori, poi, c'è tensione per il rinnovo del rapporto di lavoro.
La soluzione?
I primi giochi aziendali, le "PrecariOlimpiadi", i cui vincitori avranno il diritto di stabilire le clausole dei nuovi contratti.
E così Gigi il pignattaro, l'avvocato Calvani, il commendator Cornelio Fracassini, Paolo Balzi, Teresona e il commendator Bertelli saranno gli atleti di questa esilarante Olimpiade, dove specialità come il lancio del megafono prenderanno il posto al lancio del martello.
In questo racconto Angelo Stefani dà libero sfogo al suo umorismo, dimostrando che la realtà, a volte, può essere più grottesca della finzione.
Genere: Racconto Humor.
Lunghezza: 16 Pagine.


Estratto: Quell'estate fu la più calda degli ultimi dieci anni. Nei notiziari, i metereologi si sbizzarrivano a dare agli anticicloni i nomi più assurdi. Nomi di demoni perlopiù, o di creature che avevano a che fare con l'inferno. Caronte, Minosse, e persino Lucifero.
Nonostante l'afa, davanti all'ingresso della "Bartocci e figli" (nota fabbrica di abiti talari, tuniche per frati e monache di clausura) si erano assiepati un centinaio di lavoratori per ascoltare la voce gracchiante che proveniva dal megafono di un sindacalista. Il motivo dell'assemblea era sempre lo stesso: il rinnovo del contratto di lavoro. La trattativa andava avanti ormai da un anno senza sosta.
A un certo punto, sfidando canicola e zanzare, il ragioniere Pizzetti alzò la mano attirando l'attenzione dei presenti, poi si impossessò del megafono e iniziò a parlare.
«Ogni giorno la stessa storia. Ci vediamo qui per ascoltare sempre la stessa solfa, e l'accordo per il nuovo contratto non si trova mai. C'è sempre un cavillo che non va bene ai dirigenti o una frase che fa incazzare i sindacalisti. E intanto a rimetterci siamo noi lavoratori. Basta, io mi sono stancato. Giochiamocelo questo contratto!»
La buttò lì senza pensarci, per provocazione, non si aspettava né un applauso, né tantomeno che la sua idea venisse presa in considerazione e proposta al tavolo delle trattative.
Manco a dirlo, ci fu una lunga disputa su come contendersi il contratto. Alla fine vennero decise le discipline, metà scelte dai dirigenti, e l'altra metà dai sindacalisti. Le gare si sarebbero svolte durante la pausa pranzo, alcune nel piano piloty di fronte all'azienda e altre nel parcheggio sul retro, lasciato appositamente sgombro per l'occasione. L'atmosfera era elettrica, c'era odore di sfida nell'aria. Alla televisione trasmettevano le olimpiadi, quelle vere, ma nel bar aziendale si parlava soltanto di quelle tra sindacalisti e dirigenti. C'erano anche gli allibratori per le scommesse. Giovanni il contabile faceva le quote, e Mario il portinaio riceveva le giocate. Gina la barista organizzò un chiosco di bibite e panini con vera porchetta di Ariccia...